THE LIFE AFTER THE LANDINGParticolare di una stanza. Cara di Salinagrande, Trapani. Il Cara di Salinagrande, in Sicilia, è stato sgomberato e chiuso il 31 maggio 2015. I richiedenti asilo sono stati costretti a vivere in condizioni precarie fino alla chiusura. | THE LIFE AFTER THE LANDINGCara di Salinagrande, Trapani. Una porta sbarrata. I migranti riportano che in quella stanza si sarebbero consumate delle violazioni della libertà personale. |
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THE LIFE AFTER THE LANDINGCircolo Arci Porco Rosso. Palermo, Ballarò. Gli immigrati vanno al "Porco Rosso" per utilizzare la linea wifi e comunicare con i parenti. Spesso non hanno internet nei campi e non possono parlare con i loro parenti. |
Stanze affollate, letti senza coperte, assenza di riscaldamento, dalle docce solo acqua fredda, sporcizia e violenza. Il Cara di Salinagrande, Comune di Trapani, è stato sgomberato e chiuso il 31 maggio 2015. Ma il fotografo Francesco Bellina ne ha raccontato le condizioni disperate in "Endless".
"È il racconto di un’odissea infinita tra barconi, trafficanti, impronte segnaletiche, celle e poi ancora spostamenti, permessi in scadenza e così via. Fino alla prossima stazione o al prossimo porto. È la fotografia di come funziona l'accoglienza nel nostro Paese: in modo disastroso".
Grazie al suo lavoro, Francesco Bellina, è entrato in contatto gli abitanti del centro: in molti erano giovani africani che per arrivare in Sicilia avevano attraversato la Libia e il Mediterraneo. "E il dolore più grande era dato dal fatto che alla fine di questo lungo viaggio venivano rinchiusi in un carcere, depositati lì come pacchi di latte a lunga conservazione. Non importava a nessuno delle violenze, delle molestie, delle macchie sui muri. L’importante è che stessero lì, un po’ fuori città, senza dar fastidio", racconta il giovane fotografo siciliano.
Ma prima di poter trasformare in immagini le storie che aveva più volte ascoltato, ha dovuto aspettare la chiusura e lo sgombero del centro, dato che prima l'ingresso era vietato agli estranei.
"Ho trovato il silenzio assordante nei corridoi teatri di violenze, i segni in quelle celle affollate, i panni stesi e gli oggetti che i migranti usavano per provare a vivere una vita “normale”. Per questo alle immagini delle stanze spoglie, sospese e cariche di immaginazione, ha accoppiato gli screenshot tratti da video usciti sui media riguardanti questo e altri centri di accoglienza, come testimonianza delle violenze e delle pessime condizioni di vita dei migranti.
(da " "Endless", il fotografo Francesco Bellina racconta l'odissea "senza fine" dei migranti nel centro di accoglienza di Trapani" di Arianna Catania per L'Huffington Post)