Castrenze Ezio Fiorenza è un artista multimediale e fotografo nato a Castelvetrano nel 1957. Dopo il liceo artistico cresce e studia a Milano, (sua vera città adottiva), all’I.E.D. (Istituto Europeo di Design) nel corso triennale di fotografia. Trasferitosi a Palermo frequenta la facoltà di Architettura.
Fin dall’inizio focalizza la sua attenzione su una varietà di tematiche che vanno dal sociale, alla vita quotidiana, al mondo del lavoro, all’arte, fino all’architettura ed al paesaggio.
A Palermo comincia l’attività di fotografo naturalista con l’associazione “Quadrato Verde” che si occupa di ambienti, giardini e paesaggi della macchia mediterranea; collabora col C.A.I. (Club Alpino Italiano), come fotografo speleologico, documentando gli ambienti speleo delle riserve naturali integrali, delle cavità e dei CANAT, acquedotti arabi di Palermo. Le foto dei “Canat” hanno fatto parte di una mostra personale “LA PALERMO SOTTERRANEA”.
Negli stessi anni nell’ambito della manifestazione “Arte in Sabina” del Movimento Terzofuturismo a Poggio Mirteto (RI) espone le immagini in B&W di MERCATO VIRTUALE.
Dopo queste esperienze seguono molte mostre personali e collettive alcune di queste con caratteristiche multimediali, tra cui “SPAZIO ETEROTOPICO” ed alcuni diaporami tra cui “Terra, Aria, Fuoco”, “Attraversamenti”, “La Sicilia Regalata”, proiettati in diversi paesi della Sicilia e curate da personalità della Cultura siciliana, tra i tanti Francesco Carbone.
Una sua opera della Mostra collettiva sul tema NUOVA RESURREZIONE da un’idea di Lia Vassalli a cura di Giacomo Bonagiuso, Orestiadi di Gibellina è esposta al Museo Civico di Gibellina.
Da qualche tempo iscritto all’UIF (Unione Italiana Fotoamatori) ha già partecipato a numerose collettive regionali e nazionali, curandone l’allestimento e realizzando alcune presentazioni video.
L’esperienza della fotografia.
Davanti ai “Frutti della Luce” di Castrenze Ezio Fiorenza è come ritrovare l’emozione che si provava da giovani in camera oscura, quando, dopo lunghi minuti di attesa, tra composti chimici e vaschette l’immagine emergeva lentamente dal nulla ... un’emozione “analogica” che credevo fosse impossibile riprovare, per l’avvento del digitale che ha spazzato via in pochi anni un modo e un mondo. Un mondo in cui la fotografia era ancora mistero e arte.
E invece, eccola qui. L’emozione di “vedere” una foto che nasce dalla fusione perfetta tra la fotografia analogica e quella digitale.
Foto che emergono dal buio e vivono come di luce propria. Come se la luce fosse una proiezione interna dei frutti, frutti che esprimono la loro natura luminosa. Corpi solari che vivono di luce propria. E che reclamano l’esistenza. Dimentichi della maestria dell’autore che li ha chiamati ad una seconda vita.
L’esperienza della fotografia nella sua essenza più pura.
Marco Tumbiolo